Chi ha visto me, ha visto il Padre.
PRIMA LETTURA: At 13,44-52
Noi ci rivolgiamo ai pagani.
SALMO: (Sal 97)
Tutti i confini della terra hanno veduto la vittoria del nostro Dio.
Oppure:
Alleluia, alleluia, alleluia.
«In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».
Gv 14,7-14
È giunta l’ora per Gesù di «passare da questo mondo al Padre» e prepara i discepoli al distacco. Ogni separazione è una ferita che si apre. Sebbene dolorosa, essa diventa la porta di accesso per andare incontro al Padre. Gesù esorta a credere in Dio e a credere in Lui. Questo vuol dire, da una parte, affrontare la paura del distacco spingendo lo sguardo oltre la morte, e dall’altra, aprirsi all’aiuto di Gesù che, risorto dai morti, viene a prenderci con sé per introdurci nella Casa del Padre.
Gesù non parla semplicemente come un uomo che conosce il suo destino di morte e invita alla rassegnazione, ma è il Figlio di Dio che l’affronta certo di vincerla perché «l’amore è più forte della morte». Il suo destino è segnato e il Padre ha già pronta la corona della vittoria perché «non è possibile che la morte lo tenga in suo potere», come affermava s. Pietro il giorno di Pentecoste annunciando a tutti la risurrezione di Cristo. Credere vuol dire sbilanciarci sul versante della certezza di essere anche noi già vincitori della morte e che il distacco è solo momentaneo perché anche il nostro destino è segnato, il posto nella Casa del Padre già pronto accanto a Gesù.
La verità è che Dio ama l’uomo al punto di inviare suo Figlio; ce lo dona come Luce per gli occhi e pane per il cuore. Grazie a Gesù e al suo sacrificio sulla croce l’intelligenza scopre il fine per il quale esistiamo e la volontà è ispirata a che la meta del nostro cammino sia raggiunta e noi possiamo vivere nella comunione piena col Padre. Gesù Maestro è la Verità che rivela all’uomo l’origine e la meta del suo cammino esistenziale in questo mondo. Gesù Signore è la vita, la vita eterna, ovvero l’amore di Dio che è da sempre e per sempre. Gesù il Figlio di Dio è la via attraverso la quale andiamo incontro all’abbraccio del Padre.
Oggi, siamo invitati a scoprire in Gesù il Padre che ci viene svelato. Filippo esprime una intuizione molto giusta: «Mostraci il Padre e ci basta» (Gv 14,8). Vedere il Padre è scoprire Dio, come origine, come vita che s’innalza, come generosità, come dono che costantemente rinnova ogni cosa. Di cos’altro abbiamo bisogno? Procediamo da Dio e ogni uomo, sebbene incoscientemente, porta con sé il profondo desiderio di tornare a Dio, di rincontrare la casa paterna e restare lì per sempre. Lì si trovano tutti i beni che possiamo desiderare: la vita, la luce, l’amore, la pace… Sant’Ignazio d’Antiochia, che fu martire all’inizio del secondo secolo, diceva: «C’è in me un’acqua viva che sussurra e dice dentro di me; «Vieni dal Padre!».
Gesù ci fa intravedere la profonda intimità reciproca che esiste tra Lui e il Padre: «Io sono nel Padre e il Padre è in me» (Gv 14,11). Quello che Gesù dice e fa trova la sua origine nel Padre, e il Padre si manifesta pienamente in Gesù. Tutto quello che il Padre desidera dirci lo si trova nelle parole e negli atti del Figlio. Tutto ciò che Lui desidera adempiere in beneficio nostro, lo compie per suo Figlio. Credere nel Figlio ci permette di «presentarci… al Padre» (Ef 2,18).
La fede umile e fedele in Gesù, la scelta di seguirLo ed ubbidirlo giorno dopo giorno ci mette in contatto misterioso ma reale con lo stesso mistero di Dio, e ci fa beneficiari di tutte le ricchezze della Sua benevolenza e misericordia. Questa fede permette al Padre portare avanti, attraverso noi, l’azione della grazia che cominciò con Suo Figlio; «Chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio» (Gv 14,12).