I suoi dicevano: «E’ fuori di sé».

PRIMA LETTURA: Eb 9,2-3.11-14

Cristo entrò una volta per sempre nel santuario in virtù del proprio sangue.

SALMO: (Sal 46)

Ascende Dio tra le acclamazioni.

Oppure:

Cantante inni a Dio, cantate inni.

«In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare.

Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».

Mc 3,20-21

Oggi, vediamo che gli stessi parenti di Gesù osano dire di Lui che «É fuori di sé» (Mc 3, 21). Ancora una volta si compie l’antico proverbio «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua» (Mt 13,57). Non c’è nemmeno bisogno di dire che questo lamento non “macchia” Maria Santissima, perché dal primo all’ultimo momento –quando Lei si trovava ai piedi della Croce- si sostenne saldamente nella fede e fiducia verso Suo Figlio.

Dunque, e noi? Esaminiamoci! Quante persone vivono accanto a noi, che abbiamo a portata di mano, sono luce per la nostra vita, e noi…? Non è necessario andar lontano: pensiamo al Papa Giovanni Paolo II: quanti lo seguirono, e… allo stesso tempo, quanti lo giudicarono “testardo-antiquato”, geloso del suo “potere”? È possibile che Gesù –duemila anni dopo- resti ancora sulla Croce per la nostra salvezza e che noi, di sotto, continuiamo a dire: «Scendi e crederemo in te» (cf. Mc 15,32)?

O viceversa. Se ci sforziamo per configurarci con Cristo, la nostra presenza non risulterà per quelli con cui conviviamo per motivi di parentela, lavoro, ecc. Peggio ancora, a qualcuno ciò risulterà fastidioso, perché sarà per lui un rimorso di coscienza. Ci è già stato garantito: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20). Dietro le loro beffe, vorranno occultare la loro paura; mediante i loro giudizi negativi, faranno una pessima difesa della propria “pigrizia”.

Quante volte accusano noi cattolici di essere “esagerati”? Dobbiamo rispondere che non lo siamo, perché in tema di amore è impossibile esagerare. Però sì, che è vero che siamo “radicali”, perché l’amore è così: “totalizzante”: «o tutto o niente»; «o l’amore uccide l’io o l’io distrugge l’amore».

È questa la ragione per cui il Santo Padre ci parlò di “radicalismo evangelico” e di “non aver paura”: «Nelle questioni del Regno non c’ è tempo per guardare indietro e, meno ancora per lasciarci trasportare dalla pigrizia» (San Giovanni Paolo II).