Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?
PRIMA LETTURA: Eb 11,1-2.8-19
Aspettava la città il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
SALMO: (Lc 1,68-75)
Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
Oggi troviamo i discepoli in una situazione di pericolo. Una tempesta si solleva e la barca rischia di affondare. Sappiamo che il lago di Tiberiade è un luogo in cui il tempo può peggiorare velocemente, ma non si è mai pronti per davvero ad affrontare una situazione in cui la vita è messa a rischio. I discepoli hanno paura di morire, e questa paura ci parla molto di più di quello che crediamo: è la madre di tutte le nostre paure, sia quelle piccole che quelle grandi. Perciò il modo in cui i discepoli e Gesù reagiscono possono essere un aiuto a capire come noi viviamo le nostre paure.
Da una parte i discepoli, che possiamo immaginare impegnati a buttare fuori l’acqua dalla barca. Un lavoro che sembra non avere grande successo perché svegliano Gesù e gli fanno una domanda subdola, che sembra dare la colpa a Gesù della situazione in cui si trovano. Si fanno schiacciare dalla paura, cercano colpevoli a cose per cui un colpevole non c’è, perdono il controllo e quindi non sanno più cosa fare.
Dall’altra parte c’è Gesù che dorme. Dormire è tra le cose più pericolose che una persona possa fare: si è esposti, non si ha il controllo di sé stessi, si è completamente nelle mani di chiunque passa accanto a noi. Insomma, Gesù non ha paura della morte, al punto che di fronte ad essa lui dorme. Non si fa schiacciare, non lascia che la paura decida al posto suo. Non è molto diverso da quello che succederà quando si consegnerà a coloro che lo crocifiggeranno: anche lì affronta la morte perché non ha paura della morte. Non si lascia influenzare dalla paura, per lui l’unico criterio delle sue scelte è l’amore per i fratelli.
Infine troviamo i discepoli sorpresi dal fatto che Gesù abbia poteri “soprannaturali”. Davvero ancora non hanno capito niente: invece di essere stupiti dal fatto che Gesù è libero dalle paure, gli invidiano un potere. Ma d’altronde la ricerca del potere che cos’è se non un tentativo – perdente già in partenza – di vincere la morte? Solo la croce e la resurrezione possono vincere la morte e Gesù ce lo mostrerà.
Il Signore rimprovera i suoi discepoli per la loro mancanza di fede: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». (Mc 4,40). Gesù aveva già dimostrato con sufficienti prove di essere l’Inviato e tuttavia non credono ancora. Non si rendono conto che, avendo con loro lo stesso Signore, non hanno nulla da temere. Gesù fa un chiaro parallelismo tra “fede” e “coraggio”.
In un altro brano del Vangelo, di fronte a una situazione in cui gli Apostoli dubitano, si dice che loro non potevano credere perché non avevano ricevuto lo Spirito Santo. Il Signore avrà bisogno di molta pazienza per continuare a insegnare ai primi tutto quello che loro ci insegneranno dopo, e quello di cui saranno testimoni forti e coraggiosi.
Sarebbe bello che anche noi ci sentissimo “rimproverati”. Per un motivo in più! : noi abbiamo ricevuto lo Spirito Santo che ci permette di capire veramente come il Signore è con noi nel cammino della vita, se veramente cerchiamo di fare sempre la volontà del Padre. Oggettivamente, non abbiamo nessun motivo per essere codardi. Egli è l’unico Signore dell’Universo, perché «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?». (Mc 4,41), come affermano ammirati i discepoli.
Allora, cos’è ciò che ci spaventa? Sono motivi così gravi da mettere in dubbio il potere infinitamente grande come l’Amore che il Signore ha per noi? Questa è la domanda con cui i nostri fratelli martiri hanno saputo rispondere, non con parole, ma con la propria vita. Come tanti fratelli nostri che, con la grazia di Dio, ogni giorno fanno di ogni contraddizione un passo avanti nella crescita della fede e della speranza. E noi, perché no? Non sentiamo dentro di noi il desiderio di amare il Signore con tutto il pensiero, tutte le nostre forze e con tutta l’anima?