Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui.
PRIMA LETTURA: Sap 18,14-16; 19,6-9
Il Mar Rosso divenne una strada senza ostacoli e saltellarono come agnelli esultanti.
SALMO: (Sal 104)
Ricordate le meraviglie che il Signore ha compiuto.
«In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Lc 18,1-8
Oggi ricordiamo che, all’inizio dell’anno liturgico, la Chiesa ci preparava alla prima venuta di Cristo che ci porta la salvezza. A due settimane dalla fine dell’anno, ci prepara per la seconda venuta, quella, in cui verrà pronunciata l’ultima e definitiva parola su ognuno di noi.
Dinanzi al Vangelo di oggi potremmo pensare che con troppa anticipazione ci si mette a riflettere ma, «Egli è vicino» (Mc 13,29). E, tuttavia, risulta fastidioso –addirittura scorretto! – alludere alla morte nella nostra società! Comunque, non possiamo parlare di risurrezione senza pensare che dobbiamo morire. La fine del mondo, per ognuno di noi, ha origine il giorno in cui moriamo, il momento in cui finirà il tempo che ci è stato concesso per la “scelta”! Il Vangelo è sempre una Buona Nuova e il Dio di Cristo è il Dio della Vita; perché dunque tanta paura? Non sarà, forse, per l’assenza o la debolezza della nostra speranza?
Innanzi alla prossimità di questo giudizio dobbiamo saperci trasformare in giudici severi, non degli altri, ma di noi stessi. Non cadere nella trappola dell’autogiustificazione, del relativismo o nell’espressione “io non lo vedo così…”. Gesù ci vien dato attraverso la Chiesa, e, con Lui, i mezzi e le risorse affinché questo giudizio universale non risulti il giorno della nostra dannazione condanna ma uno spettacolo, molto interessante nel quale, finalmente, verranno pubblicamente conosciute le verità più occulte dei conflitti che tanto hanno tormentato gli uomini.
La Chiesa annuncia che abbiamo un Salvatore, Cristo, il Signore. Allora meno paure e più coerenza nel nostro attuare in ciò i cui crediamo! «Quando arriveremo alla presenza di Dio, ci si domanderanno due cose: se eravamo nella Chiesa e se lavoravamo nella Chiesa. Tutto il resto non ha valore» (Beato J.H. Newman). La Chiesa non solo ci insegna una forma di morire, ma pure una forma di vivere per poter risuscitare. Perché ciò che predica non è il messaggio suo, ma è il messaggio di Colui, la cui parola è fonte di vita. Solamente da questa speranza affronteremo con serenità il giudizio di Dio.