Se avete fede, niente vi sarà impossibile.

PRIMA LETTURA: Ab 1,12-2,4

Il giusto vivrà per la sua fede.

SALMO: (Sal 9) 

 Tu non abbandoni chi ti cerca, Signore.

«In quel tempo, si avvicinò a Gesù un uomo che gli si gettò in ginocchio e disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio! È epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e sovente nell’acqua. L’ho portato dai tuoi discepoli, ma non sono riusciti a guarirlo».
 
E Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo qui da me». Gesù lo minacciò e il demonio uscì da lui, e da quel momento il ragazzo fu guarito.
 
Allora i discepoli si avvicinarono a Gesù, in disparte, e gli chiesero: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli rispose loro: «Per la vostra poca fede. In verità io vi dico: se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: “Spòstati da qui a là”, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile».

Mt 17,14-20

“Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?” (17,19). La domanda dei discepoli è legittima, in fondo quando sono stati inviati in missione hanno ricevuto il “potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità” (10,1).

Stando a Luca, hanno esercitato con successo il compito ricevuto (Lc 10,17). E così pure Marco (6, 12-13). In questo caso, invece, fanno cilecca, scoprono di essere deboli dinanzi al male. Il verbo [dýnamai] significa appunto avere forza, essere capace. È triste riconoscerlo, ancora più triste ammetterlo.

La domanda che pongono al Maestro non è affatto scontata. È vero che la presentano quando si trovano in disparte”, lontano da orecchie indiscrete. Non vogliono far brutta figura dinanzi alla gente. Ma pochi avrebbero fatto la stessa cosa. In realtà, non tutti sono disposti a mettersi in discussione per capire dov’è l’errore e cosa deve cambiare. La risposta di Gesù è chiarissima, quasi scontata: “Per la vostra poca fede” (17,20). In realtà il termine greco [apistía] significa incredulità, mancanza di fede.

Trattandosi dei discepoli, la traduzione ha preferito sottolineare la debolezza più che l’assenza della fede. E tuttavia, nelle parole di Gesù c’è una provocazione sempre valida: anche chi bazzica gli ambienti ecclesiali, anche chi ha responsabilità nella comunità cristiana, in alcune circostanze della vita, e forse quelle più decisive, può sperimentare una sostanziale incredulità che gli impedisce di fare il bene che chiede.

Il Vangelo ricorda che se manca la fede tutto diventa impossibile. Alla scuola dei grandi testimoni della fede, don Divo Barsotti (1914-2006), sacerdote, mistico e fondatore, poco prima di morire, invitò i suoi monaci ad avere fiducia: “Dio non mancherà… Ricordatevi che la vita religiosa è un impegno di fede in Dio che è presente, ed è l’Amore infinito… Chiedo a voi la fede, una fede semplice, pura, ma grande”.

Queste parole, sigillo di una vita santa, invitano anche noi ad essere anzitutto credenti. Solo così saremo anche credibili. È questa la grazia che oggi chiediamo.