Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?
Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori.
SALMO: (Sal 112)
Sia benedetto il nome del Signore, da ora e per sempre.
«In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo.
L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?
Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.
Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande».
Lc 6,43-49
Con il Vangelo di oggi, il Signore ci pone al cuore del cristianesimo: chiederci quali sono i frutti che stiamo dando con la nostra vita. Con il battesimo siamo semi nel campo della Chiesa e abbiamo ricevuto in dono tutto ciò che è necessario per portare buoni frutti, che non dipendono dal nostro sforzo o impegno, bensì da un cuore libero e nuovo.
«Ogni albero si riconosce dal suo frutto»: la vita filiale si manifesta attraverso i frutti del nostro albero, che hanno le radici in cielo, ovvero nella comunione piena tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Sono i frutti il criterio di giudizio della nostra testimonianza e missione nel mondo; così come le nostre parole dicono cosa abita realmente il nostro cuore. Se i frutti dipendessero solo da quello che facciamo allora sarebbero i risultati delle nostro “fare” e, quando non sono buoni si rivelerebbero come un gran fallimento… primo fra tutti la croce. Ma, i frutti della vita filiale sono amore, pace, gioia, mitezza, dominio di sé… doni di una persona libera da sé stessa e dalle circostanze (risultati) che vive.
La strada da percorrere perché l’albero della nostra vita porti frutti buoni è ascoltare la parola del Signore, che produce sempre ciò che dice. È qui la differenza tra chi costruisce la casa sulla roccia e chi sulla terra senza fondamenta: la parola di Dio è efficace quando è capace di trasformare il cuore, ovvero quando ci guida e accompagna alla conversione, ad un cambiamento della mentalità nel bene e nella luce dello Spirito.
Il Signore afferma che «Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica» è prudente, «è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo profondamente e ha posto le fondamenta sopra la roccia» (Lc 6,47-48), in modo da ottenere una costruzione solida e resistente, capace di affrontare i colpi del mal tempo. Se al contrario, chi edifica non ha avuto questa precauzione, finirà per ritrovarsi davanti un mucchio di pietre demolite e se si trovava all’interno nel preciso momento dello scontro con la pioggia pluviale potrà perdere non soltanto la casa ma anche la propria vita.
Gesù non dà mai per scontato il nostro cuore. Ed è da lì che si deve partire – o ripartire, con la conversione; è da lì che si gioca il tutto di noi. Frutti e alberi buoni o cattivi: una bella similitudine per dire a chi lo ascolta – e quindi anche a tutti noi – che proprio dal cuore “esce” quello che costruisce la nostra vita, cioè il bene e il male, con tutte le conseguenze pratiche della scelta fondamentale della nostra vita.
A cosa serve invocare il nome del Signore se il cuore, e quindi la nostra vita concreta, va altrove? Gesù è molto chiaro sul fatto che l’uomo è un tutt’uno: cuore e vita, mente e parola, relazioni e opere. E allora è nell’ascolto e nella messa in pratica delle sue parole che si gioca l’autenticità, e quindi anche la forza, della nostra fede.
Roccia o sabbia: il terreno è proprio quello che sostiene la costruzione, ovvero quella Parola che può trasformare sempre la vita di chi ascolta e accoglie, in modo che i fiumi impetuosi della vita non abbiano la meglio su ciò che veramente fa vivere. Oppure – e il rischio non è escluso – una vita crollata. Ancora una volta, dal cuore escono le scelte che fanno della nostra vita quella casa costruita sulla roccia o sulla sabbia.
Però, non basta avvicinarsi a Gesù, ma è necessario ascoltare con la massima attenzione i suoi insegnamenti e soprattutto, di metterli in pratica.