Otto giorni dopo venne Gesù.

PRIMA LETTURA: At 4,32-35

Un cuore solo e un’anima sola.

SALMO: (Sal 117)

Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre.

SECONDA LETTURA: 1Gv 5,1-6

Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo.

«La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome».

Gv 20,19-31

Nella seconda domenica di pasqua chiamata in albis o della divina misericordia, il testo del vangelo, ci presenta le prime apparizioni di Gesù al gruppo degli apostoli.

Apparizioni indicative della presenza costante e vigilante del Signore risorto in mezzo agli apostoli e a fianco alla chiesa nascente, che sulla risurrezione fonderà tutto il suo messaggio.

Erano passati pochi giorni da quello storico evento della risurrezione di Cristo che molti cercavano di negare o mettere in dubbio.

E stranamente in questa gara di negazionisti della risurrezione ci sono anche gli apostoli che non ancora avevano visto Gesù risorto.

È soprattutto il negazionista per antonomasia che è Tommaso quello che dubita della risurrezione di Gesù al punto tale che assume il ruolo e l’aspetto dello scienziato e dello scettico, filosoficamente inteso, da dichiarare che non avrebbe creduto nella risurrezione di Gesù fin quando non avesse messo il dito nelle sue piaghe. Tommaso vuole toccare il Risorto con i segni della passione. Come gli altri apostoli, anche lui era andato via, si era allontanato da Gesù durante il processo, la condanna a morte, la salita al calvario e la sua morte in croce. Erano passati otto giorni dalla prima apparizione, del giorno della risurrezione, e non erano stati sufficienti a Tommaso per credere a quanto dicevano gli altri apostoli che già avevano visto il Signore.

Il dubbio sulla risurrezione si estende al dubbio verso la chiesa che in quel caso, con la presenza di Pietro si fa portavoce di quanto è davvero è avvenuto.

D’altra parte, si sa, che le due verità di fede sono inscindibilmente unite l’una all’altra e sono interdipendenti.
Il grande dilemma dell’apostolo Tommaso viene sciolto dallo stesso Gesù nella successiva apparizione, quando Tommaso avrà la possibilità verificare il tutto e professare la sua fede in Gesù risorto.

Esempio, Tommaso, in bene per quanti vanno alla ricerca di una fede adulta e matura e si fanno guidare dal dubbio costruttivo e non distruttivo della verità.

Qui fede e ragione, due ali verso la verità, camminano insieme per arrivare all’assoluta certezza della fede e dell’evento storico, che Gesù è risorto davvero e noi in Lui siamo persone risorte, cioè non più morte o aspiranti a qualsiasi altro tipo di morte.

Gesù risorto è vita, grazia, gioia, speranza e misericordia per tutti.

Non a caso questa domenica è definita, come stabilito da Giovanni Paolo II, santo, come la domenica della divina misericordia, in quanto Gesù dà il mandato alla chiesa di rimettere e perdonare i peccati per la grazia speciale concessa dal Risorto, a quanti morti al peccato, vogliono rinascere a vita nuova mediante la grazia battesimale e la penitenza sacramentale.
La vita da risorti nella grazia del battesimo, ci permette di vivere in amicizia con Dio, con il prossimo e con il creato, perché, come creature redente nella morte e risurrezione di Cristo, noi siamo collocate sul solido piedistallo della grazia santificante che dà il peso di eternità e la connotazione di soprannaturale a tutto ciò che facciamo nel bene e nel male.

Risorti con il Risorto, allora vuol dire che non possiamo tornare indietro, ma dobbiamo progredire sempre di più nel fare il bene e realizzare il meglio.

Da risorti si vive se allontaniamo da noi tutto ciò che è morte dentro e fuori di noi, compreso il nostro dubitare su tante verità di fede, che ci allontanano da Dio, dalla chiesa e dagli altri.

La risurrezione di Cristo che abbiamo toccato con mano, come Tommaso anche in questo anno 2021 segnato dalla pandemia, ci aiuti a essere strumenti di risurrezione e di speranza ai vicini e ai lontani soprattutto ai lontani dalla fede, perché anche attraverso la nostra testimonianza possano incontrare, per la prima volta Cristo o riscoprirlo dopo un breve o lungo periodo di allontanamento da Lui e dalla sua Chiesa.

Confidiamo nell’aiuto di Gesù Misericordioso perché quanto di bene portiamo nel cuore lo possiamo realizzare per noi e per gli altri, quanto prima, soprattutto per la nostra conversione e per quella del mondo intero, come preghiamo ogni giorno nella coroncina della Divina Misericordia, che santa Faustina Kowalska ha consegnato ai devoti di Gesù Misericordioso.