Io sono mite e umile di cuore.
PRIMA LETTURA: Dt 7,6-11
Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti.
SALMO: (Sal 102)
L’amore del Signore è per sempre.
SECONDA LETTURA: 1Gv 4,7-16
Dio ci ha amati.
«In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Mt 11,25-30
Oggi, quando ci sentiamo stanchi per le l’attività di ogni giorno –perché tutti abbiamo cariche pesanti e a volte difficili da sopportare- pensiamo in queste parole di Gesù: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò» (Mt 11,28). Riposiamo in Lui, poiché è l’Unico in cui possiamo riposare di tutto ciò che ci preoccupa, e così trovare la pace e tutto l’amore che non sempre ci viene dato dal mondo.
Il riposo autenticamente umano necessita di una dose di “contemplazione”. Se eleviamo gli occhi al cielo e preghiamo con il cuore e siamo semplici, sicuramente troveremo e vedremo Dio, perché Lui è lì «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo» (Mt 11,25). Pero Lui non si trova solo lì, troviamolo anche nel “”soave giogo” delle piccole cose di ogni giorno: vediamolo nel sorriso di quel piccolo bambino pieno di innocenza, nello sguardo grato di quel malato che abbiamo visitato, negli occhi di quel povero che ci chiede aiuto, la nostra bontà…
Riposiamo tutto il nostro essere, e affidiamoci del tutto a Dio, che è la nostra unica salvezza e la salvezza del mondo. Così come raccomandava Giovanni Paolo II, per riposare veramente, ci è necessario dirigere «uno sguardo di soddisfazione gioiosa [per un lavoro ben fatto]: uno sguardo “contemplativo” che non aspira più a nuove opere, ma piuttosto a godere la bellezza di ciò che è stato fatto» alla presenza di Dio. A Lui, inoltre, dobbiamo dirigere un ringraziamento: tutto ci viene dall’Altissimo e, senza di Lui, nulla potremmo fare.
Infatti, uno dei più grandi pericoli di oggi è che «il nostro è un tempo di continuo movimento che giunge spesso all’attivismo, col facile rischio del “fare per fare”. Dobbiamo resistere a questa tentazione cercando di “essere” prima ancora di “fare”» (Giovanni Paolo II). Perché in verità, come ci dice Gesù, una sola è la cosa di cui c’è bisogno (cf. Lc 10,42): «Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime» (Mt 11,29).