Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: ha innalzato gli umili.
PRIMA LETTURA: Ap 11,19a; 12,1–6a.10ab
Una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi.
SALMO: (Sal 44)
Risplende la regina, Signore, alla tua destra.
SECONDA LETTURA: 1Cor 15,20–27a
Cristo risorto è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo.
La sosta di luce mariana nel cuore dell’estate che dialoga con la luce della trasfigurazione, è quella della festa odierna dell’Assunzione della Beata Vergine Maria in cielo. Lo scopo di questa festa non è solo dire ad alta voce l’ultimo dei dogmi proclamati dalla Chiesa, ma ricordare a tutti il destino luminoso di resurrezione che ci attende.
Maria, una di noi, anche se meglio di noi, è già lì in cielo dove Gesù l’ha promesso di essere. Ma com’è fatto il cielo? Per rispondere a questa curiosa domanda ci viene in aiuto il Vangelo di oggi parlandoci della visita di Maria ad Elisabetta. Il cielo è fatto della stessa gioia che fa sussultare Giovanni Battista nel grembo della madre. Il cielo è fatto della stessa gioia che fa cantare il Magnificat a Maria. La sostanza del cielo è la gioia.
Essa non è un sentimento, un’emozione, una sensazione che riguarda il corpo, ma è un modo pieno di manifestarsi della vita. La gioia è sentire che la vita è piena, traboccante. La gioia è vedere tutto trasfigurato dalla gratitudine così come fa Maria guardando la sua storia e la storia di tutto il suo popolo. Solo così si comprende che cosa sia la beatitudine: non è aver risolto tutti i problemi ma aver visto in ogni frammento di esistenza e di realtà qualcosa che ti fa essere costantemente grato.
Il cielo non cancella chi siamo, non chiude le nostre ferite, non cancella i segni distintivi di quello che è stato il nostro cammino, ma porta tutto a un livello superiore. Il cielo trasfigura il nostro reale fino a farlo attraversare dalla gratitudine. Forse per questo Gesù non ha vergogna, dopo la resurrezione, di mostrare le sue mani, il suo costato e i suoi piedi feriti.
Quelle ferite non sono più segno di morte, ma segno di vita. Maria, oggi, canta questa gioia, questa beatitudine, questa vita eterna. La festa di oggi è davvero una finestra spalancata sul nostro destino. Nessuno di noi può ignorare questa speranza che Maria mostra con tutta la Sua vita.