Siamo venuti dall’oriente per adorare il re.

PRIMA LETTURA: Is 60,1-6

La gloria del Signore brilla sopra di te.

SALMO: (Sal 71)

Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.

SECONDA LETTURA: Ef 3,2-3a.5-6

Ora è stato rivelato che tutte le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità.

«Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».

Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».

Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese».

Mt 2,1-12

La solennità dell’Epifania del Signore conclude il tempo di Natale. Nella prima lettura, Isaia si rivolge al popolo d’Israele con un invito sorprendente! Al popolo che ha fatto esperienza di esilio e di sopraffazioni, che fa fatica a ritrovare la sua unità e progettualità, il profeta dice: “Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te”.

Quella luce che ha visto il profeta, è la stella che vedono i Magi in Oriente, come molti altri uomini. I Magi scoprono il suo significato. Gli altri uomini la contemplano come se fosse qualcosa di ammirabile che, però, non causa in loro nessun effetto. E, così, non reagiscono. I Magi, si rendono conto che, con la stella, Dio invia loro un messaggio importante per il quale vale la pena lasciare le comodità del sicuro e rischiare tutto in un viaggio incerto: la speranza di incontrare il Re, li porta a seguire quella stella, che avevano annunciato i profeti e che il popolo di Israele aspettava da secoli. Un invito a sentire forte la presenza e la vicinanza del Signore, pur nelle proprie prove.

Un invito che, in questi giorni di Natale, la Chiesa ha rivolto anche a noi. Rivestiti di luce! Cioè: fatti raggiungere dalla luce che viene da Betlemme! Non fermiamoci agli aspetti esteriori del Natale! Ripartiamo da questo Natale per vivere con più gusto la nostra vita di uomo e donna  e di credente!

Ma l’Epifania ci spinge a fare un altro passo avanti, per guardare al modo in cui i personaggi che hanno avuto a che fare con quel Bambino si sono lasciati trasformare dall’incontro con Lui.

Quel Bambino che, con la sua storia, con la sua carica di vitalità e il suo messaggio, scopriamo appartenere a tutti i popoli, di cui i Magi sono simbolo. La loro avventura, quindi, è figura e metafora dell’avventura che ogni uomo è chiamato a vivere nei confronti di Cristo.

Arrivano a Gerusalemme, la capitale degli Ebrei. Pensano che lì sapranno indicargli il luogo preciso dove è nato il loro Re. Effettivamente, diranno loro: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta» (Mt 2,5). La notizia dell’arrivo dei Magi e la loro domanda si diffuse per tutta Gerusalemme in poco tempo: Gerusalemme era allora una piccola città, e la presenza dei Magi e del loro seguito era stata notata da tutti i suoi abitanti visto che «Il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme» (Mt 2,3), ci dice il Vangelo.

Gesù si incrocia nella vita di molte persone, a cui non interessa. Un piccolo sforzo avrebbe cambiato le loro vite, avrebbero trovato il Re della Felicità e della Pace. Questo richiede la buona volontà di cercarlo, di muoversi, di chiedere senza scoraggiarsi, come i Magi, di uscire dalla nostra pigrizia, dalla nostra routine, di apprezzare l’immenso valore di incontrare Cristo. Se non lo incontriamo, non abbiamo trovato nulla nella vita, perché solo Lui è il Salvatore: incontrare Gesù è trovare il Cammino che ci porta a conoscere la Verità che ci dà la Vita. E, senza di Lui, assolutamente nulla vale la pena

Ma questo brano evangelico è carico anche di altri simboli, che dobbiamo imparare a cogliere in tutta la loro ricchezza. Ad esempio, il Vangelo non indica né il numero, né i nomi dei Magi. Un particolare orientato a dirci che la loro storia è la nostra storia. La stella che appare loro è il segno dell’iniziativa di Dio, che anticipa sempre il movimento dell’uomo; i passi di Dio sono sempre in anticipo sui nostri. Noi lo possiamo trovare solo perché è Lui che ci cerca. La loro decisione di incamminarsi, poi, è indice di responsabilità e iniziativa personale. Attraverso l’offerta dei doni a Gesù Bambino, i Magi mettono nelle mani del Signore ciò che è proprio della loro storia. Chi va dal Signore ci va con la sua storia, e anche per educarsi al dono. E poi c’è il ritorno dei Magi verso casa, per testimoniare e condividere l’esperienza fatta … perché a nessuno è consentito appropriarsi di quel Bambino!

Matteo inserisce anche due indicazioni polemiche riguardo alcuni protagonisti, veri “sconfitti” del Natale e della sua logica. Da una parte, i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, che non si lasciano raggiungere dalla concretezza e fragilità del bambino di Betlemme, credendo di sapere già tutto, in base alle scritture. Dall’altra, lo sconfitto Erode, simbolo di coloro che vogliono uccidere le alternative (al proprio potere) o i germogli di possibili alternative. Egli è come l’inverno: non ama, distrugge i nuovi germogli.

Noi invece siamo Chiesa dell’Epifania, chiamati a manifestare al mondo il Cristo che abbiamo incontrato con la nostra vita.

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