La terza domenica di Avvento prende un nome particolare: Domenica Gaudete. È caratterizzata dal suo colore rosaceo in prossimità del Natale, incalza sull’invito alla gioia, a vedere le opere che il Signore Gesù sta compiendo:

«Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».  (Mt 11,4-6)

La prima lettura e il salmo insieme al Vangelo insistono molto sull’aguzzare i sensi: vista e udito sono al centro. Da qui la scelta di rappresentare la Parola,  che si sta facendo carne, con le opere meravigliose che Gesù compie, insieme ad un occhioe un orecchio a simbolo dei ciechi a cui si apriranno gli occhi e gli orecchi che si schiuderanno ai sordi. (cf. Is 35,5)

_______________________________________________________________________________________________

Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?

PRIMA LETTURA:  Is 35,1-6a. 8a. 10

Ecco il vostro Dio, egli viene a salvarvi.

SALMO (SAL 145)

Vieni, Signore, a salvarci.
Oppure:
Alleluia, alleluia, alleluia
.

SECONDA LETTURA: Gc 5,7-10

Rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.

“In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
 
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
 
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».”

Mt 11,2-11

Il tema della gioia è al centro della parola di Dio di questa terza domenica di Avvento, chiamata dal gaudio (dal latino gaudete). Il messaggio è chiaro ed ha attinenza con la solennità del Natale, ormai prossimo, in quanto l’annuale ricorrenza della nascita di Cristo è occasione per i cristiani per assaporare la vera gioia che passa vari atteggiamenti da assumere, per potere usufruire dei benefici.

Il primo ci viene richiamato dal profeta Isaia nella prima lettura di oggi.

La venuta del Salvatore cambierà radicalmente le cose e le situazioni, trasformerà persone deboli e fragili in forti e coraggiose. La stessa natura cambierà assetto paesaggistico al punto tale che il deserto fiorirà e la steppa sarà verdeggiante. Immagini molto espressive per guardare in positivo la venuta del messia. Anche le persone cambieranno volto e viso, condizione di salute, fisica psichica e spirituale: i ciechi vedranno perfettamente; i sordi ascolterà tutto; gli zoppi faranno salti non solo di gioia, ma anche di movimento. Si aprirà per tutti una strada che porterà alla salvezza. E questa strada è Cristo, il Messia. Chi imboccherà e percorrerà questa strada sarà nella gioia e dalla sua vita scompariranno tristezza e pianto. A queste parole scritte dal profeta e che riguarda l’antico Israele, bisogna crederci, in quanto con la venuta di Cristo sulla terra, tutto questo si è realizzato davvero. Cristo è e sarà sempre la mostra gioia.

Il secondo motivo per gioire ci è ricordato dalla seconda lettura di oggi, tratta dalla lettera di San Giacomo.

È  precisato nell’essere costanti nella fede fino alla venuta del Signore. Nell’attesa della venuta del Signore bisogna rinfrancare i cuori, perché la venuta del Signore è vicina. Al Natale di quest’anno mancano pochi giorni per dare una svolta alla nostra esistenza, con lo scegliere comportamenti attinenti a questa gioia attesa e altrettanta gioia venuta. Non lamentarsi gli degli altri, come spesso facciamo in tutti gli ambienti, ma prendere come regola di vita la sopportazione reciproca e la pazienza. Se si hanno chiare le idee in queste cose, allora il Natale che sta per arrivare porterà dei cambiamenti seri nella nostra vita, che non è affatto perfetta e integerrima.

Il terzo motivo per gioire ci è dettato letteralmente dal vangelo di questa terza domenica:

compiere le stesse opere di bene che Cristo ha compiuto. Non possiamo fare i miracoli quelli che guariscono il corpo, ma possiamo fare i miracoli che guariscono l’anima nostra e quella degli altri. Ci viene in aiuto in questo cammino di rinnovamento l’indicatore di marcia per eccellenza in questo tempo di Avvento, ed è Giovanni Battista, il quale dal carcere, dove è stato rinchiuso da Erode, perché condannava il suo agire, del tutto immorale “avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».

Il precursore fa’ chiedere direttamente all’interessato, cioè a Gesù, se lui era da considerarsi l’atteso messia e salvatore. Gesù risponde con un discorso indiretto, fatto arrivare al suo cugino, mediante i discepoli intervistatori mandati da lui a Gesù: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Precisata l’identità e la missione di Cristo, il testo del Vangelo continua nel riportare quello che Gesù disse subito dopo di Giovanni il Battista.

La grande stima che Egli nutriva verso di lui e la esemplarità che egli costituiva per quanti volessero percorrere una strada santa e retta, come quella del Precursore. Circostanziato e veritiero il discorso che Gesù fa alle folle parlando del Battista: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Forse una canna sbattuta dal vento? Una banderuola che cambia in base alla direzione dei venti di ogni ideologia, potere, fede e convenienze varie? Siete andate a vedere un uomo vestito con abiti di lusso? Neanche questo era Giovanni, perché viveva da povero e amava la povertà nel senso evangelico più vero. E allora siete andati ad ascoltare un profeta? Sì, esattamente, afferma Gesù, anzi, più che un profeta. Giovanni era il suo messaggero ed era stato inviato dal cielo per preparare la strada al Signore».
La sua identità, finalizzata a questa missione di preannunciare la venuta del messia è detta con chiarezza da Gesù in queste parole, ma dette per nessuno altra persona che Egli ha incontrato nella sua vita: “fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista”. Gesù quindi precisa la grande del precursore, ma avverte e lancia un messaggio di gioia e speranza per tutti noi, e qui troviamo il terzo motivo del gaudio cristiano, che è detto in queste parole del Signore: “il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di Giovanni”.

La nostra gioia, quindi, sta nel fatto che noi siamo grandi davanti al cospetti di Dio, per Egli ci ha creati e ci ha salvati e noi siamo suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo.

Quale gioia più grande possiamo immaginare? Nessuna. Sapere che Dio nostro Padre, nostro creatore, nostro salvatore, nostro Redentore, non dobbiamo sperimentare la tristezza e il pianto per nessuno motivo al mondo, anche se spesso le nostre guance sono intrise di lacrime e sul nostro volto non brilla affatto il sorriso. Per questo motivo l’approssimarsi del Natale ci chiede un cambiamento di mentalità e di atteggiamento, per prepararci a celebrare un Natale diverso, un Natale con i diversamente abili, un Natale diverso nel vestire, curarsi e alimentarsi, un Natale diverso nel modo di pensare e di agire a Natale, che non sia solo luci e colori esteriori, ma luci e colori che riaccendono in noi il desiderio di andare incontro al Signore che viene, con la lampada accesa della fede, con la lampada ardente della carità, con la lampada infuocata della speranza. Lo si sa il Natale è sempre la festa che racchiude in se perfettamente queste tre virtù teologali, dalle quali non si può prescindere se vogliamo sperimentare la vera gioia natalizia.