Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello.
PRIMA LETTURA: Ez 18,21-28
Forse che io ho piacere della morte del malvagio, o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?
SALMO: (Sal 129)
Se consideri le colpe, Signore, chi ti può resistere?
Oppure:
Perdonaci, Signore, e noi vivremo.
«In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».
Mt 5,20-26
Oggi, il Signore, parlandoci di quello che avviene nei nostri cuori, ci invita alla conversione. Il comandamento dice «Non ucciderai» (Mt 5,21), ma Gesù ci ricorda che vi sono altre forme per togliere la vita agli altri. Questo può accadere albergando nel nostro cuore un’ira eccessiva verso il prossimo o non trattandolo con rispetto o insultandolo («imbecille», «rinnegato» cf.Mt5,22).
Il Signore ci invita ad essere `persone integre´; «Lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va prima a riconciliarti con il tuo fratello» (Mt 5,24), cioè che la fede che professiamo nella celebrazione liturgica dovrebbe influire sulla nostra vita giornaliera ed interessare la nostra condotta. Perciò, Gesù ci chiede di riconciliarci con i nostri nemici. Un primo passo nel cammino della riconciliazione è pregare per i nostri nemici, come Gesù richiede. Se questo ci risulta difficile, allora, sarebbe bene ricordare e rivivere, nella nostra immaginazione, la figura di Gesù morendo per quelli, verso i quali sentiamo fastidio. Se siamo stati gravemente offesi, preghiamo perché venga cicatrizzato il doloroso ricordo e per ottenere la grazia di poter perdonare. E, mentre preghiamo, chiediamo al Signore che retroceda con noi nel tempo e nel luogo dove è avvenuto l’affronto –sostituendola con il Suo amore- perché, in questo modo possiamo sentirci liberi per poter perdonare.
Per l’uomo la felicità sembra essere a volte quella farisaica: riuscire ad apparire bene. Nell’apparire bene, nell’immagine, emerge quello che all’altro piace o quello che convince l’altro, naturalmente non in senso cristiano.
Ne consegue che non si guarda più alla sostanza delle cose ma alla loro apparenza, che deve essere convincente: devo convincere l’altro a credere che io sono così anche se non lo sono, tutto il resto non conta.
Diventa necessario lodarci spesso per fare apparire i risultati sperati e soprattutto non quelli raggiunti, per far sì che noi mettiamo in risalto ciò che va bene, nascondendo quello che bene non va. È la filosofia e la religione del fariseo. Una religione che ci porta a vivere senza amore e senza passione e che ammazza il nostro cuore.
È il gioco dei potenti, è il gioco del fariseo: sopravvivo con l’apparenza che inganna, ma che ci salva. Non è più Gesù Cristo che ci salva, ma l’apparenza demoniaca che si infila all’interno delle nostre relazioni sociali.
Ma come possiamo fare a non farci schiacciare dalla morsa dell’apparenza, della compiacenza, del dire falsità per rimanere a galla e non cadere sotto la mannaia della censura sociale? Mettendo al centro della nostra esistenza Cristo Signore della storia. Preoccupiamoci di appassionarci alla vita, di amare, di testimoniare la carità come ci insegna Gesù senza perdere mai di vista la volontà del Padre.
Così un po’ alla volta lo Spirito del Cristo potrà liberarci dal nostro demone dell’apparenza. Non saremo più preoccupati di demolire, ma di costruire. Potremo cogliere sempre meglio le apparenze fasulle che a volte segnano la nostra esistenza. Invece di fare la guerra a qualcuno faremo un’azione pacifica e non violenta, ma forte contro il maligno che inquina le nostre relazioni.
La giustizia che il Padre ci invita a vivere in Cristo non è la giustizia del bilancino, ma è la sua volontà. Non è neppure la giustizia della legge italiana usata a nostro piacimento. La giustizia di Dio, che è la sua volontà, è il vivere in pienezza l’amore di Dio.
Non è più sufficiente non uccidere, ma è necessario imparare a non adirarsi col fratello. Sappiamo che ne uccide più la lingua che la spada, per questo è importante imparare a non dire neppure “stupido”, cioè “testa vuota, senza cervello”, al proprio fratello. Il perdono nei rapporti fraterni è il cuore della volontà del Padre: siamo chiamati ad essere misericordiosi come è misericordioso il Padre che è nei cieli. Non valgono le preghiere se non c’è questa verità di rapporto col fratello e quindi con Dio. Affiniamo il nostro palato, impariamo a cogliere la volontà del Padre, la sua giustizia nel nostro quotidiano e domandiamo la grazia di riconoscere quello che non riusciamo a vivere della giustizia del Padre e di camminare con pazienza, costanza e fiducia verso il regno dei cieli.