Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.

PRIMA LETTURA: Ez 37,1-14

Ossa inaridite, udite la parola del Signore. Aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio.

SALMO: (Sal 106)

Rendete grazie al Signore, il suo amore è per sempre.

«In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».

Gli rispose: «”Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Mt 22,34-40

Oggi assistiamo a un evento straordinario… farisei e sadducèi, che erano rivali, scoprono di avere qualcosa che li unisce… il desiderio di trovare una falla nell’insegnamento del caro Gesù. E così inizia il processo, ma ahimè… il finale non è forse quello che si aspettavano!!!

Alla domanda di uno di loro che gli chiede quale fosse il più grande comandamento, Gesù, con tanta serenità e sicurezza, afferma: al primo posto Dio, poi i nostri fratelli e alla fine noi.

L’amore di Dio e l’amore del prossimo infatti, non possono stare divisi… diciamo che devono andare a “braccetto”. Dio si sente veramente amato quando noi amiamo i nostri fratelli come noi stessi. Se si ama d’avvero Lui, automaticamente amiamo il prossimo. E per amare il prossimo dobbiamo amare anche la nostra persona, perché, se siamo misericordiosi con noi stessi, lo saremo anche con il prossimo. Accettiamo allora i nostri limiti e le nostre mancanze senza tormentarci troppo, perché la perfezione appartiene solo a Lui… al limite dovremmo chiedere con la preghiera di aiutarci a essere più umili e meno precisini.

Due comandamenti insomma che, se accolti con gioia, ci aiutano a vivere la nostra quotidianità, a volte problematica, con più pace e più gioia, trasmettendo anche agli altri tanta serenità. Non sempre si riesce a praticare questi due comandamenti, perché: “Per amare il prossimo bisogna superare due difficoltà: il nostro peccato e quello del prossimo”.

Solo allora saremo sulla buona strada… perché ameremo Lui e lo faremo amare. Chi ama non ha bisogno di dire tante parole, perché il comportamento la “dice lunga”. Chi ama il Signore non si vede, ma si sente… perché dalla persona viene fuori un profumo particolare… quello di Cristo. È un profumo che non mente, è un profumo che ti stordisce, è un profumo che contagia, è un profumo delizioso.

L’unico atteggiamento che noi cristiani dovremmo copiare dai farisei e sadducei è la loro complicità… cambiando naturalmente il motivo.

Dovremmo infatti essere più complici, più uniti, più amabili. Cosa che invece molto spesso non succede. Non solo, facciamo esattamente il contrario… e così ci ritroviamo a gareggiare per screditare un fratello, facciamo a gara a chi è più bravo, a chi fa più opere. Ma tutto questo non rende gloria a Dio. Tutto questo non è amore. Come diceva bene don Divo Barsotti: “Dio non ha bisogno delle mie opere, della mia vita, ma ha bisogno del mio nulla, della mia povertà”.

Preghiamo allora il buon Dio di accrescere la nostra piccola fede, di aiutarci ad aprire i nostri cuori e le nostre menti per comprendere bene la legge dell’amore ed agire di conseguenza. Solo così infatti riusciremmo a essere dei testimoni veri e gioiosi. L’amore di Dio porta gioia, mentre la tristezza non fa una buona pubblicità a Dio. E se a tanti il sorriso “stampato” dei veri discepoli di Gesù dà fastidio… pazienza. Sopportare pazientemente le persone moleste è un’opera di misericordia che conviene imparare a praticare bene, perché non mancano mai le occasioni per il suo esercizio.