Se io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.

PRIMA LETTURA: Gal 3,7-14

Quelli che vengono dalla fede sono benedetti insieme ad Abramo.

SALMO: (Sal 110)

Il Signore si ricorda sempre della sua alleanza.

Oppure:

Il Signore è fedele per sempre.

«In quel tempo, dopo che Gesù ebbe sciaccato un demomio, alcuni dissero: «E’ in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni».

Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.

Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra.

Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl.

Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici.

Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio.

Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro.

Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l’armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino.

Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde.

Quando lo spirito immondo esce dall’uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito.

Venuto, la trova spazzata e adorna.

Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell’uomo diventa peggiore della prima».

Lc 11,15-26

Oggi, contempliamo stupefatti, come Gesù è ridicolamente “accusato” di scacciare i demoni «per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni» (Lc 11,15). È difficile immaginare un bene così grande –scacciare, allontanare dalle anime il diavolo, il provocatore dei mali- e, allo stesso tempo, udire l’accusa più grave- farlo, precisamente con il potere del proprio diavolo. È realmente una accusa gratuita, che dimostra molta cecità e invidia da parte degli accusatori del Signore. Anche oggi giorno, senza rendercene conto, eliminiamo radicalmente il diritto che hanno gli altri di dissentire, di essere differenti e ad avere le proprie posizioni contrarie e o, addirittura, opposte alle nostre.

Chi vive chiuso in un dogmatismo politico, culturale o ideologico, facilmente disdegna colui che non è d’accordo, squalificando tutto il suo progetto, negandogli competenza e, perfino, onestà. Allora, l’avversario politico o ideologico si converte in un nemico personale. Il confronto degenera in insulti e aggressività. Il clima di intolleranza e reciproca esclusione violenta può, allora, condurci alla tentazione di voler eliminare in qualche modo a chi si presenta come nemico.

In questo clima è facile giustificare qualsiasi tipo di attentato contro le persone, anche, l’assassinio, se il morto non è dei nostri. Quante persone soffrono oggi giorno con questo ambiente di intolleranza e reciproco rifiuto che, con frequenza, si respira nelle istituzioni pubbliche, nei posti di lavoro, nelle assemblee e nelle confrontazioni politiche!

Fra tutti dobbiamo cercare di creare le condizioni per un clima di tolleranza, rispetto reciproco e confronto leale, nel quale sia possibile trovare percorsi di dialogo. I cristiani, lungi dal sacralizzare e irrigidire falsamente le nostre posizioni, manipolando a Dio e identificandolo con le nostre scelte, dobbiamo seguire a questo Gesù che –quando i suoi discepoli pretendevano che impedisse che altri potessero scacciare demoni in Suo nome- li corresse dicendo «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi» (Lc 9,50). Dunque, «tutto il coro innumerevole di pastori, si reduce al corpo di un solo Pastore» (Sant’ Agostino).