Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.

PRIMA LETTURA: 2Re 11,1-4.9-18.20

Unsero Ioas e acclamarono: «Viva il re!».

SALMO: (Sal 131)

Il Signore ha scelto Sion, l’ha voluta per sua residenza.

Oppure:

Il Signore è fedele al suo patto.

«In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.

La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».

Mt 6,19-23

Due messaggi vengono offerti oggi attraverso le parole di Gesù. Da una parte il Maestro rivolge l’invito a investire bene le risorse della vita perché essa non vada perduta. Dall’altra bisogna verificare i nostri desideri e cioè in quale direzione ci portano.

L’immagine dell’occhio come lucerna suggerisce il fatto che se cerchiamo il volto di Dio e ci lasciamo illuminare da Lui, allora tutta la vita è avvolta da una luminosità che la rende bella come quella dell’oro, simbolo della santità. San Pietro ricorda: «dovete splendere come astri nel cielo in mezzo ad una generazione degenere». Il mondo in cui viviamo ci spingerebbe a essere egoisti e ricercare il piacere nella soddisfazione degli istinti.

Questo tipo di logica crea competizione e aggressività al punto spesso di farci esclamare amaramente: «che brutto mondo!». In realtà il mondo è privo di colore, sapore, luminosità senza il nostro impegno a colorarlo con l’amore fraterno, a dargli sapore con la cura reciproca, a dargli luminosità portando Dio. La sfida entusiasmante dell’uomo non è la gara a chi accumula beni materiali con avidità, ma a chi rende il mondo che abita migliore di come lo ha trovato.

La vera ricchezza non consiste nel possedere cose che la morte trattiene e consuma, ma nel crescere nella relazione con Dio, il vero tesoro che nessuno può strapparci o può corrompere. Quando tutto ciò che facciamo è finalizzato alla comunione con Dio e tra di noi costruiamo il mondo migliore che desideriamo, il regno di Dio di cui siamo principi.

Il Signore ci dice che «La lucerna del corpo è l’occhio» (Mt 6,22). Santo Tommaso interpreta che con questo —parlando dell’occhio— Gesù si riferisce all’intenzione dell’uomo. Quando l’intenzione è retta, chiara, incamminata verso Dio, tutte le nostre azioni sono lucenti, splendenti; ma quando l’intenzione non è retta, com’è grande l’oscurità! (cf. Mt 6,23).

La nostra intenzione può essere non troppo retta, per malizia, per malvagità, ma più frequentemente è per mancanza di buon senso. Viviamo come se fossimo venuti sulla terra per ammucchiare ricchezze e non abbiamo in testa nessun altro pensiero. Guadagnare soldi, comprare, disporre, possedere. Vogliamo attrarre l’ammirazione degli altri o forse l’invidia. Ci inganniamo, soffriamo, ci addossiamo preoccupazioni e dispiaceri e non troviamo la felicità desiderata. Gesù ci fa un’altra proposta: «accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano» (Mt 6,20). Il Cielo è il granaio delle buone azioni. Questo sì che è un tesoro per sempre.

Siamo sinceri con noi stessi. In che cosa impieghiamo i nostri sforzi? Quali sono le nostre inquietudini? Certamente è proprio di un buon cristiano lo studio ed il lavoro onesto per aprirsi passo nel mondo, per portare avanti la famiglia, assicurare il futuro dei suoi e la tranquillità della vecchiaia; magari, per lavorare pure per il desiderio di aiutare gli altri… Sì, tutto questo è proprio di un buon cristiano. Ma se quello che tu cerchi è possedere sempre di più, mettendo il cuore in queste ricchezze, dimenticando le buone azioni, dimenticando che in questo mondo siamo di passaggio, che la nostra vita è un’ombra che passa, non è vero, allora, che abbiamo gli occhi offuscati? E se il buon senso si offusca, «quanto grande sarà la tenebra!» (Mt 6,23)