Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così.
PRIMA LETTURA: Ez 16,1-15.60.63
La tua bellezza era perfetta. Ti avevo reso uno splendore. Tu però ti sei prostituita.
SALMO: (Is 12,2-6)
La tua collera, Signore, si è placata e tu mi hai consolato.
«In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?».
Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: “Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne”? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
Gli domandarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di ripudiarla?».
Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio».
Gli dissero i suoi discepoli: «Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi».
Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».
Mt 19,3-12
È un Vangelo impopolare il Vangelo che ci viene offerto oggi, ma l’intento di questa pagina nasce proprio dal tentativo dei farisei di rendere impopolare la predicazione e il messaggio di Cristo. Troppe folle lo stanno seguendo nel suo ragionamento, troppi sono affascinati e attratti da lui.
C’è bisogno di un attacco mediatico (tanto caro a questi nostri giorni); così gli sferrano una domanda a trabocchetto, una domanda sul divorzio. Cristo non si sottrae alla sfida, ma lui non è un sofista, un semplice mercante di parole. È uno che non segue l’audience ma la verità. E spiega a una folla silenziosa e confusa (anche i discepoli non ci capiscono molto) che lo stare insieme, l’amore, la relazione tra le persone non è semplicemente un sottoprodotto dell’utile: <<lo sto con te perché altrimenti sono solo>>, oppure: <<Tu servi a soddisfare i miei bisogni e le mie esigenze>>.
La nostra vita relazionale, che non è solo quella matrimoniale; ma anche quella amicale, lavorativa, filiale, è la maniera che noi abbiamo di diventare noi stessi e di sentirci compresi, appagati, felici. L’amore è relazione non interesse. Ma questa relazione non è immune dalla fatica, dai fallimenti, dalle confusioni, dalla sofferenza. Ma ciascuna di queste cose non può far cambiare il sogno iniziale, il motivo profondo per cui vale la pena amare e rischiare un rapporto.
Le leggi, i sistemi politici, le culture possono ratificare all’infinito il diritto a fallire, ma Cristo va oltre e ricorda che noi non possiamo fermarci al semplice fallimento, valiamo di più, è la logica del “per sempre” che ci spaventa perché ci chiede qualcosa di definitivo a noi che siamo così volubili e instabili. Ma solo quando non manomettiamo il Vangelo ci accorgiamo che in fondo Gesù ci sta dicendo che le cose che contano nella vita devono essere per loro stessa natura affidabili.
Ciò non ci mette al sicuro dai fallimenti, ma non possiamo pensare la nostra vita se non a partire da ciò che sappiamo essere il meglio. Il Vangelo però è sapere di non essere soli anche quando falliamo.