Cercavano di arrestare Gesù, ma non era ancora giunta la sua ora.
Condanniamolo a una morte infame.
SALMO: (Sal 33)
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato.
«In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto.
Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».
Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».
Cercarono allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora».
Gv 7,1-2.10.25-30
Oggi, il Vangelo ci permette di contemplare la confusione nata sull’identità e la missione di Gesù Cristo. Quando le persone sono messe di fronte a Gesù, ci sono incomprensioni ed ipotesi su chi Egli è, come in lui vengono o no soddisfatte le profezie del Vecchio Testamento e su quello che da Lui verrà fatto. Le ipotesi e pregiudizi portano alla frustrazione e alla rabbia. Questo è stato sempre così: la confusione su di Cristo e l’insegnamento della Chiesa suscita polemiche e divisioni religiose. Il gregge viene disperso, se le pecore non riconoscono il tuo pastore!
«Costui sappiamo di dove è: il Cristo invece quando verrà nessuno saprà di dove sia».
Chi è Gesù? Sembra che il testo del Vangelo si rivolga a noi chiedendoci da subito chi pensiamo sia il messia.
Risuonano nel brano i dubbi che la folla ha su di lui e le perplessità si concentrano sul fatto che Egli si sa da dove provenga, mentre un Messia deve essere di origine misteriosa ed ignota ai più.
Le parole che troviamo in bocca a questi abitanti di Gerusalemme sono affini a ciò che anche a noi capita spesso di pensare. Vi è l’idea che se il bene provenga da qualcosa di ordinario, quotidiano e umile non possa essere di Dio. Questo dev’essere misterioso, grandioso e onnipotente. Non può un Nazareno di cui si conoscono le umili origini essere il figlio di Dio, così come non può l’opera del Signore passare attraverso una cosa semplice e minuta.
Ci siamo disabituati a pensare che il bene stia nelle piccole cose. Eppure, se guardiamo alla predicazione di Cristo e alle sue stesse parole, Egli preferirebbe non dover ricorrere alle opere grandiose e ai miracoli per essere creduto, ma alla autorevolezza delle sue parole, all’esempio della sua vita o, molto più semplicemente, alla correttezza dei suoi gesti, anche i più piccoli.
Non sta forse in questa piccolezza l’eredità più diretta delle sue azioni per noi?
Il Signore ci invita a pensare che non è dalle azioni grandiose che si debba cominciare, ma dalla concretezza delle nostre possibilità.