Non ascoltano né Giovanni né il Figlio dell’uomo.

PRIMA LETTURA: Is 48,17-19

Se tu avessi prestato attenzione ai miei comandi!

SALMO: (Sal 1) 

 Chi ti segue, Signore, avrà la luce della vita.

«In quel tempo, Gesù disse alle folle: «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!. È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: È indemoniato. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».
Mt 11,16-19

“A chi posso paragonare questa generazione?” (11,16).

Vi è tanta amarezza nelle parole di Gesù: i dubbi del Battista sono ragionevoli perché manifestano la ricerca della verità (11, 2-5); le critiche della gente, invece, sono una spina nella carne perché rivelano la sostanziale chiusura alla verità.

Attorno al Rabbì non c’è solo l’affetto sincero dei discepoli e degli umili che ripongono in Lui ogni speranza; c’è anche lo sguardo scettico e talora oppositivo di quanti, malgrado tutto, non hanno alcuna fiducia, anzi lo ritengono un impostore. Agli occhi di queste persone la radicalità di Giovanni è un segno evidente di quell’eccesso che non appartiene all’uomo di Dio. Ma anche Gesù non mostra di essere un vero profeta perché il suo comportamento è… fin troppo normale, mangia e beve come tutti. Uno troppo esagerato, l’altro troppo comune. Sempre troppo.

Anche oggi è così. Una parte considerevole di battezzati accoglie il Vangelo solo e nella misura in cui risponde alle proprie attese. Tutto ciò che non rientra in questo perimetro, viene considerato estraneo o, nel migliore dei casi, un extra che va oltre le nostre capacità.

Questo stile, che è più diffuso di quello che sembra, diventa un ostacolo insormontabile perché riduce il Vangelo ad una variabile dipendente del nostro progetto di vita. Intendiamoci, a volte abbiamo obiezioni legittime. Ed è normale perché la Parola di Dio è sempre una sfida che ci sospinge ad andare oltre il confine precedentemente tracciato. Quando siamo troppo concentrati su noi stessi, non diamo spazio a Dio. E quando diamo troppo credito a noi stessi, soffochiamo quella fiducia che è la premessa per camminare nelle vie di Dio.

Ascoltiamo davvero il Signore quando ci lasciamo provocare dalla sua Parola, anche se ferisce e mette in crisi, anche se chiede altro rispetto a quello che abbiamo messo in conto di dare.

Tanti buoni cristiani vivono l’attesa del Natale senza sussulti, come un appuntamento ordinario, come se non avesse nulla di nuovo da dire. Noi invece sappiamo che Dio non si ripete e, quando viene, porta sempre tanti regali anche se… non sono quelli che noi speriamo di avere.