L’uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.
PRIMA LETTURA: 2Sam 11,1-4a.5-10a.13-17
Mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Urìa l’Ittita.
SALMO: (Sal 50)
Perdonaci Signore: abbiamo peccato.
“In quel tempo,
Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il
seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e
cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo
stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è
maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola
possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato
sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando
viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa
rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua
ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano
intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli
spiegava ogni cosa.”
Mc 4,26-34
“Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno” (4,26).
Agli occhi della gente Gesù appare come un profeta che parla con autorità e compie prodigi. Tutto fa pensare che sia proprio Lui il Messia. C’è un’attesa palpabile. E molti si chiedono quando e come manifesterà la potenza di Dio. L’insegnamento che Gesù comunica attraverso le parabole del Regno rappresenta una plateale sconfessione di ogni attesa. Il Vangelo non conferma ciò che attendiamo, ma invita a guardare oltre, a guardare altro. La gente attende eventi eclatanti, Gesù invece annuncia che il Regno di Dio è come un seme gettato nella terra. Niente fuochi di artificio, nessun evento eclatante, tutto si compie nel più assoluto nascondimento. La fede non un’esperienza scoppiettante ma il passaggio discreto di Dio nella nostra vita. Se quel seme trova un terreno accogliente, gradualmente germoglia e porta frutto.
Le parole del Vangelo sono quanto mai precise, come una scena che si svolge al rallentatore: “Il terreno produce prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga e quando è maturo, allora tutto è pronto per la mietitura” (4,28-29). L’esito finale è certo, non possiamo né dobbiamo dubitare; ma le modalità sono incerte e in ogni caso assai diverse rispetto alle nostre attese.
Non basta guardare alla secolare storia della Chiesa. Troppo comodo. Dobbiamo leggere questa parola come una provocazione personale. Il seme di cui parla Gesù è stato gettato anche nella nostra vita. È necessario perciò chiederci se sta portando frutto. Non dobbiamo pretendere di vedere tutto e subito; ma non possiamo neanche dormire sonni tranquilli. La gradualità di cui parla il Vangelo suppone scelte progressivamente più mature. È doveroso dunque verificare se la fede resta una convinzione generica oppure ha messo radici nella nostra vita. E per essere ancora più concreti: in che modo la fede incide sul nostro modo di pensare e di agire? Domande scomode ma essenziali. Evitiamo quelle risposte generiche che servono solo ad addormentare la coscienza.