Amerai il Signore Dio tuo, e il tuo prossimo come te stesso.

PRIMA LETTURA: Rt 1,1.3-6.14b-16.22

Venne Noemi, con Rut la moabita, e arrivò a Betlemme.

SALMO: (Sal 145)

Loda il Signore, anima mia.

«In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».

Gli rispose: «”Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».  

Mt 22,34-40

Oggi, il dottore della legge chiede a Gesù: «qual è il più grande comandamento della legge?» (Mt 22,36), il più importante, il primo. La risposta, invece, parla di un primo comandamento e di un secondo, che «è simile al primo» (Mt 22,39). Due anelli inseparabili che sono una stessa cosa. Inseparabili, ma uno prima e uno secondo, uno d’oro e l’altro d’argento. Il signore ci porta alla profondità della catechesi cristiana, perché «Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22,40).

Nella croce la Legge viene compendiata nel comandamento dell’amore che in essa a sua volta trova la più alta forma espressiva. La croce, infatti, disegna le coordinate entro cui Gesù spende la sua vita. Come i bracci della croce, così l’amore a Dio e all’uomo non possono essere divisi. Non si può amare il Signore senza prendersi cura del prossimo e non è possibile avere attenzione ai fratelli prescindendo dal rapporto con Dio.

Ecco qui la ragione del classico commento dei due legni della Croce del Signore: quello scavato nella terra è la verticalità, che guarda verso il cielo a Dio. L’altro rappresenta l’orizzontalità, il modo di fare con i nostri simili. Anche in quest’immagine c’è un primo e un secondo. L’orizzontalità sarebbe a livello del suolo se prima non possedessimo un legno diritto verso l’alto, e quanto più vogliamo alzare il livello del nostro servizio agli altri —l’orizzontalità— più elevato dovrà essere il nostro amore a Dio. Altrimenti, è facile che sopravvenga lo scoraggiamento, l’incostanza, l’esigenza delle compensazioni in qualsiasi ordine. Dice San Giovanni della Croce: «Quanto più ama un anima, tanto più perfetta è in quello che ama; così quest’anima, che è già perfetta, tutta lei è amore e tutte le sue azioni sono amore».

Infatti, nei santi già conosciuti possiamo vedere come l’amore a Dio, che loro sanno manifestare in diversi modi, concede loro una grande iniziativa al momento di aiutare il prossimo.

L’impegno sociale nel mondo non è fine a sé stesso ma è originato dalla vocazione che nasce dal cuore di Dio e ha come prospettiva la costruzione del regno dei Cieli. La logica della croce educa ad un sano equilibrio psichico e spirituale perché, coniugando l’amore a Dio con quello fraterno, fa della carità il dono più bello che l’uomo possa ricevere e la ragione ultima di ogni servizio offerto ai fratelli.